Joshua e il serpente. Un romanzo! L'ho appena scritto, ma è da 60 anni che aspettava. Da quando ragazzino mi dicevo che da grande avrei fatto lo scrittore. Crescevo a Mara, un piccolo paese di Sardegna, in cui, a non contare nati e morti, succedeva soltanto nulla e niente. In compenso era tutto un raccontare. Una folla, una calca, un senti-e-dimmi, un correre di storie sempre nuove: in casa, in strada, in giro, avanti chiesa, da finestra a finestra, alla fontana, al fiume, dal dottore, giù al mercato e soprattutto a sera, avanti casa, godendo il fresco dopo la calura. Ci nuotavo da sempre nelle storie  perché la nonna me le ammatassava già intorno ai cucchiaini della pappa. Imparai  presto a  scrivere per vincere la noia riempendo in versi e in prosa i miei quaderni. Poesie, racconti, storie, ma pensavo a un romanzo. L’idea l’avevo e mi sembrava giusta: una storia di storie, di me, di questo e quello, della nonna, di quel paese immobile, assolato, con i giorni, i rumori, il tempo lento, le feste con il circo e il pesce arrosto, la noia, le credenze, le paure. Sapevo ormai di greco e di latino, leggevo  storie di popoli e di dei e, occhieggiando la fisica e le scienze, guardavo al mondo con curiosità. A Mara mai nessuno aveva detto che sulla caravella di Colombo, stipato insieme all’acqua e al vino tinto, era stato imbarcato il medioevo ed è così che diavoli e madonne se ne andavano ancora per le strade tra gli asini, le pecore e le vacche. A me non capitava d’incontrare né diavoli né santi né madonne né anime perdute penitenti. Il dubbio crebbe presto nella mente e, col dubbio, la voglia di sapere. Domande su domande mi ponevo. Sul mondo, sulla vita, il quando, il come, il principio,  la fine. La mente soprattutto: com’è che nasce e cresce nel cervello? Finì che questa voglia mi tradì finché mi persi in Freud. Nella psicologia. Scrissi anche libri ma non fui scrittore. La storia delle storie che sognavo se ne stava intristita ad ingiallire nel cassetto più fondo della mente. Adesso che si fa sempre più dura guardare avanti e non sentirmi vecchio, ho avuto finalmente il tempo e il modo di scriverlo davvero quel romanzo. Proprio quello! Una storia di storie, di Mara e me bambino, del diavolo che appare e che scompare, di vacche ruminanti sopra i tetti, di Mara Vecchia che non sai dov’è e di Joshua l’apolide eremita che vive sotto il verde del carrubo tra i sassi di una tomba di gigante trascinandosi appresso manoscritti creduti per errore in greco antico. Di questi manoscritti non ti dico né chi li scrisse né perché e per cosa. Non voglio rovinarti la sorpresa.

Lettura, credo, pure divertente. Qualche sorriso lo regalerà. Qualche emozione pure. È appena entrato in distribuzione. Si chiama Joshua e il serpente, (Albatros Il Filo, 2024) e puoi trovarlo quasi dappertutto, nelle librerie on line o in quella sottocasa che, se non l’ha, potrà fartelo avere in pochi giorni.

Se lo leggerai, mi farebbe tanto piacere conoscerre le tue sensazioni e riflessioni a commento, scrivendo a questa mail:  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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